Mentre il mondo dibatte al COP21 - la conferenza sul clima d'istanza a Parigi - in merito a come poter invertire la rotta per cercare di salvare il Titanic ( la Terra) dall'innabissamento , l'Italia fora lo scafo con un trapano molto potente.
Il “trapano” si chiama DELIBERAZIONE 2 DICEMBRE 2015 582/2015/R/EEL
“RIFORMA DELLE TARIFFE DI RETE E DELLE COMPONENTI TARIFFARIE A COPERTURA DEGLI ONERI GENERALI DI SISTEMA PER I CLIENTI DOMESTICI DI ENERGIA ELETTRICA. CONTESTUALE AGGIORNAMENTO DELLE COMPENSAZIONI DI SPESA PER I CLIENTI DOMESTICI IN DISAGIO ECONOMICO”, l'operaio stacanovista invece è la “buona” Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico.
La delibera avvia gradualmente la riforma delle tariffe applicate ai clienti domestici di energia elettrica, definita in atttuazione da quanto previsto dall'articolo 11 comma 3, del decreto legislativo 102/2014; la riforma prenderà avvio il 1 gennaio prossimo e arriverà a regime il primo gennaio 2018. Con questa riforma si è voluto applicare un principio; i costi di sistema si pagano come una quota fissa e non sulla base dei consumi (come è stato fino ad ora) perchè, secondo l'Agenzia, i costi di distribuzione dell'energia sono costi fissi e non possono essere in funzione dell'energia consumata. Dunque sempre secondo l'Agenzia, che io consumi 100 o 10 gli oneri saranno paritari. In principio tutto giusto, ma se lo caliamo nella realtà?
Nella realtà accade che - se io consumo poco - questi costi incideranno moltissimo sulla mia bolletta, se consumo tanto molto meno. Ve ne aveva parlato anche Report dal titolo “burocrazia vs generazione diffusa” andata in onda il 31/05/2015 ve ne ricordate? (Precisamente dal minuto 8.12”)
L'Autorità dunque ha confermato quanto preannunciato:
L'80% dei consumatori si vedranno aumentare i costi in bolletta, tanto più elevati quanto più bassi sono i consumi. Aumenti dai 20 € del consumatore domestico da 3 kW con 3500 kWh/anno ai 120 € del consumatore non residente con 3 kW e 900 kWh/anno (al contrario per un 6 kW con 6000 kWh lo sconto supererà i 500 €);
Il risparmio dovuto a un impianto FV da 3 kWp in media si dimezzerà (raddoppiando i tempi di recupero dell'investimento), con buona pace degli ultimi lavoratori del settore, di chi voleva spostarsi verso le rinnovabili e delle tante chiacchere del COP21 di Parigi.
Infine - non soddisfatti dall'affossamento delle rinnovabili - il 25% degli oneri di sistema sarà caricato sulle quote potenza degli utenti non residenti, di modo che l'edilizia subirà un ulteriore colpo.
Quindi, riassumendo il tutto per i meno avvezzi, se io consumo tanto non mi conviene utilizzare energia pulita dal mio impianto fotovoltaico perchè dovrei eseguire un'investimento che si ripaga in molti anni quando da subito avrò uno “sconto” in bolletta. Se consumo poco, non mi conviene più installare un'impianto fotovoltaico perchè i costi fissi li pago lo stesso (utilizzo sempre e comunque la rete nazionale) e il suddetto impianto avrebbe dei tempi di ritorno dell'investimento ancora più lunghi.
- Io sento già suonare la marcia funebre, e voi?