Mentre sole e vento fanno i “capricci”, le energie tradizionali sono una certezza. L’argomentazione sostenuta dalle lobby si è concretizzata  in un doppio emendamento alla legge di Stabilità. Le due correzioni, approvate nei giorni scorsi in Commissione Bilancio al Senato,  dispongono di tagliare gli incentivi per le energie rinnovabili indirizzando le stesse risorse alle centrali alimentate a carburanti fossili.

 

 

Per anni si è puntato il dito contro la scarsa capacità delle fonti rinnovabili. Oggi la tendenza si è invertita: nel  2012 l’energia prodotta è stata pari al 27%, con il solare a quota 19mila GWh su 92mila. I bassi prezzi di produzione hanno mandato in crisi gli impianti tradizionali, mettendone addirittura a rischio la sopravvivenza.

 

Di qui la necessità di sostenere finanziariamente il settore, garantendogli così di sopperire alle carenze delle energie rinnovabili, il cui livello di produzione oscilla in base al meteo.

Si tratta dell’indennizzo capacity payment, previsto dall’emendamento 6.3000, che trova concordi gli stessi produttori di rinnovabili. Ciò che invece manda su tutte le furie l’industria del “green” è il subemendamento 6.3000/4, che impone “un'adeguata partecipazione delle diverse fonti ai costi per il mantenimento della sicurezza del sistema elettrico”.



«E’ stato partorito un mostro giuridico che interviene retroattivamente sugli incentivi alle rinnovabili per salvare il termoelettrico», afferma Francesco Ferrante di Green Italia. E aggiunge: «La strada per alleggerire le bollette elettriche di famiglie e imprese dovrebbe essere quella di toglier tutti incentivi impropri alle fossili e invece questo governo va in direzione contraria al futuro».

 

Dura condanna anche da parte di PVcompare.net, con il suo fondatore Davide Zanatta:  «E’ uno smacco per chi ha investito sulla produzione di energia a basso impatto ambientale, stipulando un contratto ventennale con lo Stato. Togliere linfa al rinnovabile a favore delle energie fossili, già ampiamente finanziate, è a dir poco paradossale».